GRANDI MAESTRII segreti di ModìAmedeo Modigliani: a Roma lo festeggiano la grande retrospettiva al Vittoriano, una monumentale biografia e una mostra di rari documenti al Centro di studi italo-francesi fortemente voluta dalla nipote diretta Laure, per sfatare il mito dell'artista "maledetto"

Roma - Modigliani il maledetto. "Un inquietante ritornello", forse un mito da sfatare. Almeno per la nipote diretta dell'artista, Laure Nechtschein Modigliani, figlia di Jeanne, l'unica erede legittima riconosciuta e sopravvissuta di Modì e della sua ultima compagna musa-amante-artista Jeanne Hebuterne. E' lei che arriva a Roma per tenere a battesimo una serie di eventi che celebrano il centenario dello sbarco del grande livornese a Parigi, nel 1906. Eventi che vogliono restituire un Modigliani senza più segreti. Il Modigliani più intimo sullo sfondo di una vita complessa, il Modigliani più autentico al di là dell'immagine in parte compromessa dalla leggenda che ha privilegiato gli eventi drammatici alimentata da una morte precoce, a soli 36 anni e senza la soddisfazione di un riconoscimento pieno del suo talento, dopo una vita apparentemente dissoluta e dal suicidio romantico della Hebuterne, incinta di otto mesi, che si lancia dalla finestra all'indomani della sua morte.
Dal 21 febbraio, e fino al 14 aprile, si apre al centro di studi italo-francesi di piazza Campitelli, nella Sala Capizucchi dell'università Roma Tre, una preziosa esposizione di documenti rari provenienti dal centro archivi legali di Modigliani di Parigi (Modigliani Institut Archives Legales) diretto da Christian Parisot, a lungo collaboratore archivista della figlia dell'artista Jeanne, e autore dell'imponente biografia presentata in questa occasione capitolina, dal titolo "Modigliani. La vita e le opere" (Edizioni Carte segrete dirette da Massimo Riposati/Carlo Delfino Editore) ), la più ampia ricostruzione della vita dell'artista livornese, che parte da "un'altra storia" inedita, quella delle disavventure della sua famiglia nei loro sfortunati investimenti in Sardegna, terre e miniere perdute nel 1910, per svilupparsi poi in tutto l'arco della sua vita, da Livorno a Firenze, a Venezia, ai suoi viaggi a Roma e nel Sud, sempre la Sardegna di Iglesias dal 1896 al 1901, per concludersi com'è noto a Parigi, con la sua morte nel 1920. Il tutto raccontato con foto spesso inedite e rarissime.
Ancora, Amedeo Modigliani protagonista a Roma con la grande retrospettiva ospitata al Vittoriano, dal 24 febbraio al 20 giugno, che sfodera, sotto la cura di Rudy Chiappini, direttore del Museo d'arte moderna di Lugano, circa 120 opere, dove ricorrono anche sculture e disegni. E ci tiene a sottolineare il curatore come la rassegna sia baciata dalla presenza di rari Modigliani sparsi in collezioni private italiane e straniere, e dove spicca soprattutto il "Nudo sdraiato con braccia piegate dietro la schiena" del 1916 proveniente eccezionalmente dalla Fondazione Bührle di Zurigo, un olio poco conosciuto ma di grande suggestione. Al di là dell'idea del genio italiano dalla vita dolorosissima, quintessenza del bohémien parigino, prototipo dell'artista maledetto, da cui il soprannome "Modì" pronunciato alla francese come la parola "maudit" (maledetto), dell'artista inebriato di alcol, hascisc, amore e poesia, tomber des femmes, rapito dal vortice della perdizione tra gli atelier di Montmartre e Montparnasse, una visione alimentata anche dal film "bio-epic" della scorsa stagione "I colori dell'anima", diretto da Mick Davis con un intenso e straziato ma incredibilmente somigliante Andy Garcia, la ricca retrospettiva al Vittoriano è un ambizioso tentativo di documentare la grandezza del livornese di Parigi.
La rievocano lavori incentrati soprattutto su quello che era il suo genere per eccellenza, il ritratto. Il suo unico, provocatorio, iconizzato ritratto, dagli occhi senza iride, dai colli allungati a dismisura, dall'appiattimento bidimensionale, dall'essenzialità chiaro-scurale, dal primitivismo esasperato, dall'elegante stilizzazione. Una personalissima cifra stilistica esageratamente facile da copiare e riprodurre - tant'è che il vero cruccio di Modigliani e dei suoi eredi sono i falsi, e non a caso l'ultimo omaggio di Roma a Modì, nel 1959 alla Galleria nazionale d'arte moderna diretta da Palma Bucarelli, saltarono fuori due falsi. Ma Chiappini sottolinea anche che "è tempo di affrontare Modigliani senza lo spettro dello scandalo". Ed ecco comparire al Vittoriano gli amici devoti e i bambini, ma soprattutto le sue donne, amiche, amanti, muse, committenti, collezioniste, dalla poetessa russa Anna Akhmatova a Lunia Czechowska ad Hanka Zborowska, fino alle due più importanti donne della sua vita: la giornalista inglese Béatrice Hastings e la giovane Jeanne Hébuterne che conobbe durante i festeggiamenti del capodanno 1917, all'Académie Colarossi dove lei stava preparando il concorso per l'ammissione. I colleghi d'atelier l'avevano soprannominata "noix de coco (noce di cocco) a causa delle sue lunghe trecce castane che contrastavano col candore della pelle. Non altissima, magra, grandi occhi a mandorla, Jeanne era una ragazza timida, riservata, malinconica, di costituzione debole, romantica e dolce, ed entrò nella sua vita come "un raggio di sole".

E, ancora, una galleria di volti illustri, dove spiccano anche i tre mecenati che hanno accompagnato Modigliani, il medico Paul Alexandre, conosciuto nel 1907, il mercante d'arte Paul Guillaume, incontrato nel 1914 e il letterato polacco Léopold Zborowski, che con la moglie Anna sostenne l'artista dal '17 fino alla morte, nel '20. Personaggi, atmosfere, legami e inimicizie che prendono corpo nella documentazione fotografica del centro archivi legali di piazza Campitelli. Un repertorio di foto originali dell'epoca delle modelle che Modigliani frequentava, come la greca Kiki e Aïcha di colore, insieme a quelle dei luoghi di incontro, tra Montmartre e Montparnasse, dei protagonisti dell'arte delle avanguardie europee dell'inizio del secolo scorso, la Cloiserie de Lilas, le Lapin Agile, il Moulin rouge, la Ruche, oltre ai suoi amici-nemici colleghi, in cui l'artista ricorre con con Picasso e Max Jacob, Soutine, Apollinaire, e soprattutto Constantin Brancusi, lo scultore rumeno che plasmava creature simili a idoli, la cui bellezza minimalista nasceva dalla simmetria delle proporzioni, recuperando tutta la poetica della scultura arcaica primitiva, di cultura africana e mediterranea, prima fra tutte quella dell'arte delle isole cicladiche nel Mar Egeo. Insieme a lettere, cartoline, documenti autografi più intimi di una vita complessa.
Fino al monumentale volume biografico che appare come una commovente indagine nella verità dell'artista. Una doppia operazione celebrativa fortemente voluta da Laure Nechtschein Modigliani per continuare l'intensa attività della mamma Jeanne-Giovanna, che fino al 1984, anno della sua scomparsa, si è battuta per ricondurre l'immagine del padre ad una dimensione "senza leggenda", come ha voluto intitolare il suo primo libro apparso in Italia e negli Stati Uniti nel 1958 e l'anno successivo in Francia. "Accompagnata dalle cure di Christian Parisot, all'epoca suo archivista - racconta Massimo Riposati direttore artistico delle edizioni Carte Segrete e curatore della manifestazione - Jeanne ha lavorato per sistemare una catalogazione dei materiali che volta per volta scopriva, a Livorno ed in Francia. Un lavoro immenso, commovente, continuato poi dallo stesso Parisot che si è visto confermare nel suo ruolo di responsabile degli Archives Legales dalla figlia di Jeanne, Laure appunto ".

Al Castello Ursino di Catania mostra “Modigliani ritratti dell’anima”commenta! 11 dicembre 2010| Invia l'articolo | Stampa |
modiglianiLa mostra “Modigliani, ritratti dell’anima” in programma al Castello Ursino di Catania da domani e fino all’11 febbraio 2011. Per Christian Parisot, presidente degli Archivi Modigliani di Roma e Parigi, il “miracolo” della mostra di Catania è “tutto nelle mani di Marella Ferrera, che ha saputo cucire i desideri di tanti attraverso un invisibile filo d’oro.
Quella di Catania è la seconda di una serie di mostre che gli Archivi stanno inaugurando in questi giorni: ieri a Praga, oggi Catania e il 18 dicembre quella del MART di Rovereto organizzata dalla direttrice Carla Belli e da Flavio Fergonzi che darà una esauriente presentazione delle sculture di Modigliani e del periodo dell’arte negra”.
In merito alle polemiche degli ultimi giorni su quella che l’Osservatore Romano ha definito una “frettolosa attribuzione a Modigliani” del Ritratto di Agatae, Parisot ricorda come la prima autenticazione fu fatta negli anni Settanta dalla stessa figlia di Modigliani, Jeanne, e che l’equivoco è nato da una errata interpretazione del fatto che la lettera fosse indirizzata o meno a Modigliani.
“Questo è l’equivoco – spiega Parisot – la lettera è del 1876 e non ha niente a che vedere, nei suoi contenuti, con Modigliani. L’artista riceve, forse per posta dal fratello che visse a Catania per un periodo, questo documento su una magnifica carta che lui riutilizza, disegnandovi sopra la Agatae, come ha fatto per dieci, dodici volte nello stesso anno, il 1919. Siamo in periodo post-bellico e la carta, soprattutto quella di pregevole fattura, scarseggia. Così gli artisti disegnano dove capita: spartiti musicali, menu dei ristoranti, ricevute dei negozi. La mostra di Catania racconta anche questo grazie ai documenti della famiglia riuniti da Jeanne e adesso custoditi dagli Archivi”.
Gibiino ha presentato i 7 disegni di Modigliani prestati alla mostra del Castello Ursino dai collezionisti siciliani da lui coordinati. “Opere già prestate a esposizioni internazionali di gallerie e musei ma mai esposte in Sicilia”.
Rosso è il filo conduttore della mostra. E Rosso Modigliani è il titolo dei due eventi che uniscono arte culinaria e cultura orchestrati dall’imprenditrice siciliana Giusi Parolino che insieme allo chef Carmelo Chiaramonte ha lanciato il Concept Taste: un percorso di degustazione per esplorare le assonanze fra arte, moda cultura e cibo. Al mattino una tavolozza di rossi dell’Etna: dal fico d’india alla ventresca di tonno, dai ricci di mare alle fragoline di bosco alle arance tarocco.
Per la sera la degustazioni delle tre più celebri acque minerali del mondo (Voss, Baduait e Evian) e dieci ghiottonerie DOP italiane: dal pecorino di fossa al lardo toscano, dal carpegna (prosciutto di montagna) ai pecorini in barrique e sottocenere, dall’aceto balsamico Dodi alla torta di ricotta, irrinunciabile omaggio all’arte dolciaria siciliana. La torta è. prodotta con latte di pecora del territorio di Agrigento e realizzata da raffinatissimi maestri pasticceri. I vini sono quelli siciliani Duca di Salaparuta.
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